Tutti conosciamo, almeno in teoria, i benefici derivanti dal seguire una sana alimentazione. Allora perché arriviamo ad avere bisogno di metterci a dieta? E perché è così difficile seguirla? Infine perché, nella maggior parte dei casi, ci ritroviamo a recuperare in poco tempo tutto il peso che abbiamo perso con estrema fatica?

Spesso non mangiamo per fame bensì per noia, per stress, per placare gli stati d’animo, per consolarci.

La Psicologia del Comportamento Alimentare può aiutarti a capire che:

  • “Cibo” non è solo “nutrimento”, ma anche cura e amore di sé e dell’altro.

  • “Movimento” non è solo “andare in palestra”, ma vincere la sedentarietà con piccoli gesti quotidiani.

  • Acquisire consapevolezza su come mangi, se vuoi dimagrire, è una necessità.

  • Sostituire la parola “regole” con “buone abitudini” è il primo passo verso il raggiungimento dell’obiettivo.

  • Se finora hai fallito, non scoraggiarti: non è mai troppo tardi per imparare a nutrirsi bene e a volersi bene!

  • Ogni percorso è individuale, parte da piccoli passi e deve rispettare i propri limiti e valorizzare le proprie capacità.

Ecco 5 strategie psicologiche per capire quali sono i meccanismi emotivi che ci portano a mangiare in modo sbagliato:

  1. Trovare l’errore: il primo passo da compiere è capire qual è la molla che ci spinge a mangiare in modo inadeguato e seguire alcune regole pratiche. Il nostro rapporto con il cibo può essere di tipo regressivo (mangiamo molti dolci per affrontare le piccole difficoltà quotidiane e gratificare noi stesse), aggressivo (scarichiamo la tensione con cibi da mordere e masticare a lungo, come la carne, per dare sfogo a stress, ostilità e passionalità repressa), o infine difensivo (preferiamo cibi elaborati per sentirci più forti nella vita, usando gli alimenti come corazza protettiva).
  2.  Correggere l’errore: è bene procedere a piccoli passi, ponendoci obiettivi intermedi da raggiungere giorno per giorno. Occupare diversamente il tempo libero sostituendo gli spuntini con attività che ci piacciono, provare a sfogare gli impulsi in modo diverso, vivere le proprie emozioni anziché soffocarle in cioccolata e gelato sono dei veri e propri esercizi, da compiere quotidianamente al pari dell’attività fisica.
  3. Responsabilizzare te stesso: siamo noi che decidiamo come utilizzare gli alimenti, ma troppo spesso diamo la colpa alle circostanze esterne e alle situazioni che influenzano il nostro umore, eludendo le nostre vere responsabilità. Siamo i soli artefici delle nostre scelte alimentari. E’ utile quindi informarsi su come mantenere un regime alimentare sano, su qual è quello più adatto a noi in base a età, costituzione e stile di vita.
  4. Trasformare i nemici in alleati: amici che ci invitano a cena fuori, mamme e nonne che preparano piatti elaborati e magari si offendono se non facciamo il bis, il fidanzato goloso di pollo fritto e patatine. Spesso ci troviamo in situazioni che ci spingono a mangiare di più. Le persone che fanno parte della nostra vita devono essere consapevoli del percorso che stiamo intraprendendo e sostenerci attivamente evitando di tentarci con il cibo.
  5. Evitare la trappola del “troppo e niente”: “Ieri mi sono abbuffato, quindi oggi digiuno”. Oppure: “stasera mi abbuffo, tanto domani mangerò solo frutta!”. È una dinamica subdola nella quale tutte a volte cadiamo. Non c’è nulla di più dannoso per la riuscita di una dieta in quanto si instaura un meccanismo di trasgressione-punizione che impedisce di instaurare un rapporto maturo con il cibo. Se si esagera a cena è bene moderarsi nei passi successivi, ma mai digiunare. L’obiettivo è nutrirsi con regolarità.
Le 5 strategie psicologiche per perdere peso
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Psicologa e psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico interpersonale. Non vi farò accomodare sul lettino e non leggo nella mente (purtroppo!). Credo che viaggiare sia la cosa più bella del mondo e che il viaggio più straordinario sia quello dentro noi stessi. In 3 parole? Creatività, impegno ed autoironia.
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