psicologo prato stress lavoroPerché qualcuno dovrebbe assumermi quando sono così stupidamente senza talento e rovinerò tutti i progetti con la mia inettitudine?

Ognuno di noi si è posto questa domanda almeno una volta nel corso della propria carriera lavorativa. Tranne quel fortunato 1% della popolazione mondiale che ha sviluppato un livello di autostima e fiducia in sé sovrumana!

Io stessa, prima di pubblicare un nuovo post, non faccio altro che chiedermi: “Cosa succederà se le persone dopo averlo letto penseranno che i miei pensieri ed il mio lavoro non valgono nulla?”

Quando questo tipo di pensiero diventa un chiodo fisso, però, si parla di una vero e proprio fenomeno ansioso: la sindrome dell’impostore.

Quali sono i pensieri di chi si sente un impostore?

Non importa il tuo livello di realizzazione, il successo, l’esperienza o la tua istruzione, tu non meriti i riconoscimenti, lo stipendio, il lavoro o la laurea.

Forse hai ottenuto tutto quello che hai per un colpo di fortuna, il tuo buon tempismo o perché eri nel posto giusto al momento giusto, ma prima o poi tutti scopriranno il tuo inganno.

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Persino Meryl Streep, vincitrice di 3 premi Oscar, ha dichiarato ad un giornalista: “Non sono capace a recitare, non so neanche perché lo faccio!”.

La sindrome dell’impostore da, quindi, il via libera alla sensazione inaccettabile di essere la persona più stupida e senza valore del mondo, alla quale non dovrebbero essere concesse possibilità. Gli errori, i feedback negativi delle altre persone ed i fallimenti diventano un’ossessione quotidiana che tiene svegli la notte e trasforma le nuove sfide in obiettivi impossibili.

La parte più difficile del dover gestire questo tipo di pensieri ansiogeni è senza dubbio il confronto con gli altri, che non riescono a capire come una persona talentuosa e preparata possa continuamente sminuirsi e sentirsi insicura.

Così si instaura un ciclo costante di paure, preoccupazioni, panico e sollievo momentaneo al pensiero di non essere stato “scoperto” nemmeno stavolta, davanti ad progetto terminato con successo o ad un esame passato col massimo dei voti.

Davanti ad un complimento la persona con la sindrome dell’impostore subisce una scissione:

  • la parte razionale è felice dei risultati ottenuti e si sente realizzata
  • la parte emotiva non fa che pensare al momento in cui commetterà un errore ed i complimenti si trasformeranno in odio.

Più le responsabilità lavorative ed i conseguenti riconoscimenti aumentano, più la persona vivrà un profondo stato di ansia e stress, che può trasformarsi anche in uno stato depressivo nei casi più gravi: il timore di non essere all’altezza delle aspettative o delle attese altrui si fa sempre più schiacciante e doloroso.

Non esistono formule magiche per interrompere questo circolo vizioso di pensieri negativi, tuttavia, iniziare a porsi le giuste domande ed acquisire alcuni strumenti psicologici può aiutare a rendere questo meccanismo meno automatico, diminuendo così il grado di ansia e stress.

Come si può imparare a non sentirsi un impostore?

Condivido con voi 3 importanti suggerimenti di Meagan Francis, che ho trovato illuminanti!

  • Capovolgi il copione:

Tutti noi abbiamo un “giudice interiore”. E’ quella piccola vocetta fastidiosa che ama ricordarci tutti i modi in cui abbiamo fallito e come continueremo a fallire per il resto della nostra vita. Il giudice interiore è abilissimo a far leva sulle nostre debolezze, reali o percepite. Ma cosa succede se trasformiamo questo limite in una fonte di orgoglio, piuttosto che in una prova della nostra inettitudine?

Pensiamo a tanti imprenditori di successo che hanno costruito la loro azienda senza aver preso una laurea e magari nemmeno il diploma di maturità. Queste persone potranno pensare a quello spazio bianco nel loro curriculum e dire a loro stessi che sono riusciti a fare tantissima strada anche senza un titolo di studio.

Non importa quale abilità o conoscenza ti manca, è probabile che tu possa identificare almeno un modo in cui hai superato questo limite. La prossima volta che ti sorprendi a concentrarti sulla mancanza di qualcosa, capovolgila e sottolinea a te stesso ciò che hai raggiunto nonostante questo ostacolo!

  • Confrontati in modo giusto:

E’ un atteggiamento tipico quello di guardare ai risultati degli altri come una prova che sono più intelligenti, lavoratori e più talentuosi di noi, mentre tendiamo a minimizzare o ignorare i nostri successi.

Ma esistono due dati di fatto: uno, le altre persone non sono così perfette come pensiamo che siano; e due, siamo molto più in gamba di quanto crediamo di essere.

Questo non vuol dire che non esistano persone piene di talento, intelligenti e produttive. Ma focalizzarsi solo sui loro risultati, ignorando quanto tempo hanno impiegato a raggiungerli e quanti fallimenti hanno superato, mentre sguazzo allegramente nei miei sbagli ed ignoro i miei successi, crea la convinzione sempre più forte di essere fuori dai giochi e di non valere niente.

“Uno dei motivi per cui lottiamo con l’insicurezza? Confrontiamo il nostro dietro le quinte con le luci della ribalta degli altri” (Steven Furtick)

  • Prendine atto e vai avanti:

Spesso la sindrome dell’impostore si aggrava unendo una buona dose di perfezionismo con scenari ad alta pressione, in cui la persona deve esibirsi davanti ad un pubblico esigente. E’ importante sottolineare che le persone di successo, che hanno raggiunto grandi risultati e probabilmente continueranno a farlo, soffrono di questa problematica molto più degli altri. Quindi se sei duro con te stesso sei in buona compagnia!

Quando vieni assalito dalla paura di essere “scoperto”, parla a te stesso in modo affettuoso e calmo, prendi atto della tua sensazione e riconoscila come normale e naturale. Respira profondamente e prova a sostituire i messaggi negativi con alcuni più positivi. Dì a te stesso che sei capace e sicuro di te, ricordati di alcuni tuoi successi e poi torna a lavorare. 

Con il tempo e la pratica di introspezione è possibile “ricalibrare” la nostra mente, interrompendo il loop di pensieri negativi ed acquisire un modo più produttivo di pensare a noi stessi.

Ogni volta che agisci contro ai pensieri scatenati dalla sindrome dell’impostore, diventi più forte ed impari a neutralizzarla con maggior efficacia!

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credit pics: Andrea De Santis

E se fossi un impostore?
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Psicologa e psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico interpersonale. Non vi farò accomodare sul lettino e non leggo nella mente (purtroppo!). Credo che viaggiare sia la cosa più bella del mondo e che il viaggio più straordinario sia quello dentro noi stessi. In 3 parole? Creatività, impegno ed autoironia.

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